Tuo figlio ti guarda… anche se leggi

“Mio figlio va male in italiano… perché non legge”. “Voi leggete?” “No, nessuno di noi legge… a me non piace leggere…non mi è mai piaciuto… e non andavo bene a scuola. Per questo gli dico di leggere”. 

È uno scambio comunicativo a cui partecipo con una certa frequenza. Ogni volta (a parte la veridicità o meno del rapporto unidirezionale lettura-voti di italiano) fa nascere in me un quesito.

Si può pretendere che un bambino che cresce in una famiglia in cui nessuno legge, probabilmente non ci sono libri in giro e tutti dichiarano che leggere sia una noia possa appassionarsi alla lettura? 

Certo la scuola può far tanto, anzi tantissimo. Ho conosciuto ragazzini che si sono appassionati alla lettura proprio grazie alla scuola, ad una maestra della materna che leggeva loro le storie o un maestro della primaria che ha saputo trasferire la magia delle parole scritte. E per fortuna queste fate e questi maghi esistono. Altri si sono appassionati così da soli attraverso un incontro folgorante con qualche straordinario personaggio o autore.

Però l’aria che si respira in casa secondo me non lascia del tutto indifferenti. È come sperare che tuo figlio impari a mangiare la verdura grazie al menù della mensa scolastica quando in casa ci si ciba di merendine, pizza surgelata e cioccolata e nessuno si è mai sognato di cucinare qualcosa che non fosse un piatto di pasta.

Sto semplificando, lo so. Gli interessi, le passioni risentono di diverse influenze: la famiglia è solo una di queste. Altrimenti non si spiegherebbero tanti straordinari talenti che la storia ci ha donato. Però… però, secondo me, un po’ fa. 

Se tanto mi dà tanto probabilmente nessuno avrà mai letto una storia a quel bambino quando era piccolo, non ci saranno libri per casa e, magari, quelli che ci sono, sono imboscati chissà dove.

Quando facevo le medie ero stata un pomeriggio a casa di conoscenti e una delle figlie (di un anno più grande di me) aveva fatto gli onori di casa facendomi visitare l’appartamento. Quando aveva aperto la porta dello sgabuzzino avevo guardato attonita l’enciclopedia (me la ricordo perché era identica alla mia) posta su un ripiano tra le scatole delle scarpe, gli stracci e i detersivi. 

Ora, se mio figlio cresce con l’idea che nell’ordine cosmico un libro ha la stessa dignità dello straccio per lavar per terra… come potrà mai coglierne il valore e la magia? 

Certo come genitori vorremmo che i nostri figli fossero migliori di noi e facessero le cose che noi non sappiamo fare perché non abbiamo potuto o voluto fare. Ma è difficile che nostro figlio diventi un bravo sciatore se al sabato e alla domenica non ci alziamo alle sette e ci sbattiamo con il freddo e con il gelo per raggiungere le piste oltre a mettere mano al portafoglio per pagargli lo sci club e le lezioni… É praticamente impossibile che diventi un bravo pianista se non lo portiamo a lezione, non ci preoccupiamo di pagargli delle lezioni private e non accettiamo di occupare metà del soggiorno con un pianoforte con cui possa esercitarsi tutti i giorni…

Con i libri è lo stesso… se in casa non ci sono libri, se non si comprano mai libri (costano meno delle lezioni di sci e pianoforte), se nessuno ha mai un libro in mano, se nessuno ti porta mai in biblioteca… è più difficile che leggere diventi parte della tua vita, no? 

I nostri figli ci guardano e prendono esempio. Come diceva Pearce: “Ciò che siamo insegna ai bambini molto più di ciò che diciamo, ecco perché bisognerebbe essere ciò che vogliamo che i nostri bambini diventino.” Vale per le parolacce, il rispetto del prossimo e dell’ambiente e forse anche per la lettura.

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