Metodo di studio: perché iniziare alla primaria.

Spesso i genitori esprimono perplessità quando parlo di metodo di studio per la primaria.

Come si può insegnare a studiare a dei bambini che fanno ancora fatica a mantenere la concentrazione e l’attenzione per lungo tempo? Come si può lavorare con degli studenti che a volte fanno fatica a leggere e a ripetere ciò che leggono? Non sarebbe più utile parlare di metodo di studio alla scuola media?

Per la verità i bimbi della primaria sono i destinatari ideali per percorsi sul metodo di studio.

Lo sanno molto bene le maestre illuminate che invece di favorire il fai da te dei propri allievi quando si comincia con la storia, la geografia e le scienze, dedicano del tempo per spiegare loro cosa significa studiare e quali sono i fondamenti di un buon metodo di studio. Spesso mi capita di sentire da insegnanti della secondaria di primo grado frasi del tipo: “a studiare si impara alla primaria… poi è tardi” (non condivido totalmente).

Fornire ai bambini della primaria un metodo di studio, dare loro le fondamenta per poter affrontare man mano contenuti più complessi non solo è opportuno, ma anche estremamente produttivo.

Innanzitutto I bambini della primaria non devono abbandonare abitudini disfunzionali ma ormai consolidate che comunque offrono delle certezze. I ragazzi più grandi esprimono maggiori resistenze perché abbandonare un terreno conosciuto, per strade mai percorse e che all’inizio del cammino risultano più tortuose e più lente, è sempre difficile.

Inoltre I bambini della primaria sono estremamente disponibili ad accogliere qualunque modalità che stimoli curiosità e voglia di apprendere e assuma le caratteristiche di un facilitatore dell’apprendimento. Non sono ancora vincolati dal pregiudizio secondo cui studiare é per forza fatica, è qualcosa di “serio”: accettano il gioco, il movimento, il colore, la manipolazione come strumenti funzionali all’obiettivo. Il ragazzo più grande ha interiorizzato ormai l’idea che studiare sia qualcosa di noioso, da fare per forza seduti e che, al limite, può prevedere l’utilizzo di colori o di materiali audiovisivi. Qualunque modalità più affine al gioco viene guardata con perplessità e, generalmente, incontra maggiori resistenze.

Il bambino della primaria, per ultimo, presenta il vantaggio di non dover conciliare un percorso dedicato al metodo con la necessità quotidiana di far fronte a grandi quantità di materiali da assimilare ed eccessive quantità di compiti. Approcciarsi allo studio con modalità nuove richiede una fase di sperimentazione e di addestramento che necessariamente nel brevissimo periodo periodo rallenta i ritmi. Questo può rappresentare per alcuni studenti più grandi un problema soprattutto se le richieste quotidiane da parte degli insegnanti occupano tutto il tempo disponibile.

Pertanto, prima si acquisiscono strumenti e tecniche per facilitare la memorizzazione e l’apprendimento, prima si vive lo studio come qualcosa di piacevole e divertente che costa poca fatica. Il vantaggio è evidente e il risultato diventa palese man mano che le richieste aumentano e i contenuti sono più complessi.

Qualche giorno fa ho incontrato un mio ex studente a cui i cui genitori in terza primaria avevano fatto frequentare un percorso proprio sul metodo di studio. Ha terminato a giugno la seconda media.

Gli ho chiesto se aveva tanti compiti delle vacanze e la risposta è stata: “Avevo da studiare storia e geografia, ma quello l’ho già fatto… studiare è facile… sono i compiti scritti che non ho mai voglia di fare!”. Risposta, dovrete ammettere, un po’ inaspettata!

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